Per tutti i mozzi di primo pelo e quelli che soffrono il mal di mare.

Benvenuti a bordo!

Questo è il blog che ho aperto qualche anno fa per tenere gli appunti di qualcosa che ancora non sapevo e ancora non so. Nell'estate del 2014 ne è uscito un libro e si spera che presto ne esca un altro. Ha una pagina su Facebook dove possiamo rimanere in contatto (sono di buona compagnia e non sporco più di tanto).

Cap. NS

22 settembre 2015

You can never hold back spring



You can never hold back spring
You can be sure that I will never
Stop believing

The blushing rose will climb
Spring ahead or fall behind
Winter dreams the same dream
Every time

Baby you can never hold back spring
Even though you've lost your way
The world keeps dreaming, dreamig of spring

So close your eyes
Open you heart
To one who's dreaming of you
And you can never hold back spring

Remember everything that spring can bring
Baby you can never hold back spring



You can never hold back spring, Tom Waits.



Questa canzone, oggi che siamo all'inizio di questo autunno, ci ricorda una cosa ovvia: non è possibile riportare indietro la primavera. Evitiamo di prenderci ancora in giro allora, le possibilità che questa pagina prima o poi resusciti sono prossime allo zero. E poi per dire cosa? 

Siedo a capotavola come una volta, mentre scrivo questo post. Con questa canzone arrotoliamo la bandiera nera, forse per adesso, più probabilmente per sempre. Ma va bene così, alla fine. Mi dispiace tanto eh, non dico di no. Ma va bene. Sì è vero, c'è la questione del nuovo libro, ma per quello si vedrà. Quando mi capita questa cosa maledetta che la vita mi va avanti mi sale sempre una fottuta rabbia nera.

Grazie a tutti quelli che hanno contribuito, anche solo leggendo qualcosa o condividendola su Facebook. Per merito di questo blog ho conosciuto molte persone meravigliose, ho fatto pulizia nella mia testa quando ne avevo bisogno e soprattutto mi ha permesso (a modo suo) di ricostruirmi una vita quando sono tornato a vivere a Potenza. 

La Regina Mari è stata una delle cose migliori che ho fatto da quando sono al mondo e se penso ad una certa εποχή della mia vita mi vengono in mente un sacco di cose, ma se proprio dovessi darle un titolo sarebbe di certo: "la Regina Mari". 

Ma ora siamo a settembre, e "la vita ricomincia quando rinfresca in autunno".

A questo proposito c'è una novità, la trovate qui.

Tutte le più belle cose vivono solo un giorno come le rose, no? Ancora un grazie a tutti quelli che hanno partecipato (soprattutto quando è uscito il mio primo libro) e un bacio a Federica, qualsiasi cosa stia facendo della sua vita.



Vostro, Cap. Nanni Schiavo




16 aprile 2015

Canzone per Marie Claire - PROLOGO

Lo dico subito, non è definitivo né revisionato. È una bozza.

L’indice ed il medio sotto, il pollice sopra. Sarebbe forse più comodo tenerla anche con le altre dita ma le dà come una leggerezza il fatto che due dita avanzino nel tenerla in mano. La fa lieve. È un pettine per le principesse e ha bisogno di due ali per esser leggero. La parte finale, in legno, è posata nel palmo della mano, non lontana dalle ali. Georges l’impugna come se fosse nulla, la stringe piano ma non così tanto da non sentirla. Il suo esercito è pronto, lui le fa toccare tre volte il leggio degli spartiti e si comincia.

Quella stessa mattina a Siviglia un campanello suona senza sosta, fuori della porta un tale con una cosa importante da dire lo tiene premuto già da qualche secondo perché il padrone di casa si svegli. Non soddisfatto del fastidio che arreca all’inquilino – che per fortuna viveva da solo – inizia a pigiare il tasto con intermittenza, secondo un ritmo che scandisce nella sua testa. È l’alba. La rabbia di chi apre la porta tuttavia si spegne all’istante quando il bussatore riesce ad infilare due parole prima che lo svegliato inizi la sua scarica. Gli suona qualcosa nella testa allora, anche se ha ancora sonno, come per una scala di priorità della vita. L’altro ha detto solo: «È morto.»

Come vuole oggi i capelli, principessa? Georges inizia a manovrare nell’aria, lievi le sue virate. L’esercito conosce tutti gli ordini, ognuno di loro ha scritto davanti a sé quello che deve fare, dove deve andare, fra cinque righi di un codice segreto. Georges li tiene a sé, con la sua bacchetta da direttore d’orchestra, li tiene uniti. Un tale di nome Jean-Baptiste Lully, anch’egli direttore, morì ferito dalla sua bacchetta. Era il 1687. Georges lo sa, ma non pensa mai a quella storia.

«Quando è successo?»
«Poche ore fa.»
Si tiene allo stipite della porta per non morire insieme al suo amico, è in tenuta da notte e per la strada ma non si accorge nemmeno del freddo. Pensa, pensa che non c’è più niente da pensare. Al mondo non è rimasto più nulla da pensare in quel momento. Passano così dei minuti di silenzio mentre il suo compagno sta piangendo, lui lo guarda, per distrarsi sta giocando con una foglia d’autunno caduta in una grossa pozzanghera. La spinge con la punta della scarpa verso il basso e quella torna subito a galla. Si accorge che ha gli stessi vestiti del giorno prima. Una volta tocca la foglia con più forza e finisce per spingerla fino all’asfalto, sul fondo della pozzanghera. Quella rimane lì incollata e non torna più a galla, lui la guarda con un’espressione rammaricata, la faccia di quelli che hanno perso la via di casa.

I musicisti poche ore dopo stanno suonando il terzo Nocturne, quello per le sirene, sono loro le principesse per stavolta e hanno quei bei ricci che fa l’acqua salata, hanno ancora la sabbia fra i capelli. Georges si occupa di loro muovendo la bacchetta, se le note si alzano lui le porta in alto con quelle ali e quando si fanno gravi lui le riporta a terra e le posa dolcemente. Appena la musica finisce lo ricorda, come ogni volta, il motivo per cui ha scelto il suo lavoro e anche l’altra mano allora che fino a quel punto aveva cercato di afferrare l’aria, si ferma. Il morto è suo zio, fratello di suo padre, ma lui ancora non lo sa.

4 marzo 2015

Canzone per Marie Claire - Estratto

"Occhi grigi, Marie Claire, come il cielo quando promette di polvere ma non ha ancora mantenuto la sua parola. Sono occhi di quell'odore di pioggia che arriverà o di pioggia che è arrivata e andata via, sono segni di una vita che scorre, rumore di tram e spirito di vento."

Da ieri ho due mesi per finire il mio prossimo libro. Secondo una stima realistica sono al 55% del libro, per arrivare a questo punto c'è voluto un lavoro diluito in un paio d'anni (con pause enormi eh), tuttavia non tutte le fasi della stesura si percorrono alla stessa velocità quindi due mesi a questo punto sono plausibili. Spero.